Nell’aprile del 1990, con l’incarico all’Arch. Giorgio Forti di redigere il piano del colore, il comune di Siena volle fondare su criteri di organicità e razionalità modi e forme di intervento su quello che avrebbe costituito il volto esteriore della città. Un piano che non si è limitato peraltro a fornire solo indirizzi sotto l’aspetto del puro cromatismo o dei criteri ornamentali, ma ha dato indicazioni precise anche sull’uso e sulla collocazione dei materiali e degli elementi architettonici di dettaglio degli edifici. E’ stata una profonda trasformazione dell’approccio metodologico, e conseguentemente degli strumenti progettuali supportati da una normativa. D’altra parte, se la normativa fosse stata avulsa da una crescita culturale e professionale collettiva che va dal cittadino all’amministrazione e viceversa, passando tra i vari operatori del settore avrebbe fallito già in partenza e credo che se avesse fallito completamente non ci sarebbe stata questa giornata di confronto.
Prima di iniziare il piano l’architetto forti si è trovato davanti a due strade:
1. Redigere un piano rigido capace di stabilire tutto o quasi tutto a priori
2.Redigere invece un piano capace di tradursi di volta in volta in progetto, i cui canoni si configurano solo temporaneamente prima della realizzazione, previa una serie di analisi che determino un insieme di convenzioni, anche temporanee, di supporto alla realizzazione di ogni singolo progetto.
La scelta si è orientata per la seconda opzione, cercando di fissare una serie di convenzioni realizzando un programma in negativo: ciò che non si deve fare
Nella consapevolezza che le “regole scritte” funzionano solo se possono appoggiarsi a più forti e quindi più condivise regole “regole non scritte”, nella consapevolezza che se queste vengono meno non c’è regola scritta che tenga. Per questo motivo nella prima parte della normativa del piano erano stati formulati alcuni suggerimenti all’amministrazione comunale, con l’intenzione di delineare una “riforma culturale” nel campo della conservazione dell’immagine della città storica, una riforma basata sulla conoscenza della cultura materica, occasione di supporto di un riordino e di recupero critico del presente, non un’operazione di pura conservazione fine a se stessa, ma per ottenere una cosciente salvaguardia del patrimonio culturale.
La redazione del piano si è conformata attraverso una serie di analisi conoscitive preliminari che hanno permesso di definire una piattaforma sopra la quale costruire le procedure del piano stesso.
“La mia ricerca è finalizzata al recupero della conoscenza tecnica che nuovamente assimilata può diventare mezzo per trasmettere valori e cultura, linguaggio di una civiltà in cui l’uomo è armoniosamente e consapevolmente inserito nello spazio urbano”.
Architetto Giorgo Forti
Clienti: Amministrazione Comunale di Siena
Team:
Arch. Giorgio FortI
Collaboratori:
Arc. Daniela Cavallo, Arch. Marco Vidotto, Arch. Alessandro Ferrari e Il Dott. Piero Viviani del C.n.a di Firenze
Anno: 1990