L’intervento di paesaggio adoperato nel Giardino del Convento dei Carmelitani Scalzi di Venezia si configura come un progetto di di recupero del Brolo, che negli anni aveva perduto la sua originaria forma e funzione.
L’attuale superficie rappresenta solo una parte minore di quella originaria, che venne ridotta a seguito della realizzazione della stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia (1846).
Il progetto ha tenuto conto sia dell’organizzazione geometrica degli spazi che degli aspetti più naturali e informali, così come dell’aspetto mistico e simbolico legato alla religione cristiana, facendo sì che il giardino diventi vero e proprio strumento di catechesi. L’Orto-giardino è stato inteso fin da subito come terzo elemento del trittico di cui fa parte con la Chiesa ed il Convento. Esso inoltre riconduce all’origine dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi quando i Santi fondatori – Santa Teresa D’Avila e San Giovanni dalla Croce– ribadirono la continuità storica e spirituale con il monte Carmelo: “Karmel” significa infatti in ebraico “giardino di Dio” o “Orto di Dio”.
L’intervento è stato dettato da uno studio degli elementi tipologici tipici dei giardini storici veneziani, come il recinto, la corte, il pozzo, la cesura, il parterre, l’asse prospettico e il sistema dei percorsi, nonché dalla volontà di stimolare i cinque sensi. Si è operata una giustapposizione di piante che con il mutare dalle stagioni stimolano la percezione visiva e olfattiva dello spazio, così come si sono create prospettive sfruttando le differenti altezze delle piantumazioni e la variazione altimetrica dei pergolati dell’asse principale. La varietà delle coltivazioni consente di imparare a riconoscere i sapori riscoprendo il piacere dell’assaggiare. Anche l’udito è una componente importante, poiché l’orto-giardino crea una cesura rispetto al caos della vicina stazione ferroviaria di Venezia. In ultimo il tatto, che viene stimolato calpestando le diverse pavimentazioni e il contatto con le specie arboree. Il progetto segue la numerologia presente in molti brani biblici: sette sono le aiuole che definiscono il nuovo parterre, oltre all’aiuola circolare dell’albero della vita, ad altri due comparti ricavati nelle adiacenze della Cappella della Madonna e a quattro comparti sul fronte sud-ovest, lasciati a ricordo dell’antica partizione del brolo prima della costruzione del muro della stazione. Quattordici partizioni, dunque, all’interno delle quali crescono ventuno coltivazioni: sette
quelle delle aiuole, più altre quattordici tutte raggiungibili attraverso gli otto percorsi e distribuite nello spazio dell’orto-giardino. Un altro elemento caratterizzante è il recupero del vigneto da sempre presente nel Brolo, il cui recupero e valorizzazione va riferito al trinomio vite – uva – vino e al suo ruolo nella cultura cristiana. In quest’ottica il Consorzio Vini Venezia ha condotto una ricerca sulle specie presenti, determinando la presenza di ceppi di moscato, glera raboso e una varietà di bacca bianca israeliana denominata Nehelscol, “terra promessa”. Il recupero dell’Orto giardino, effettuato dal 2013 alla primavera del 2016, è stato frutto di un dialogo tra la comunità religiosa del Convento e il progettista architetto Giorgio Forti, che ha contribuito a far emergere la potenzialità di uno strumento pastorale legato ai contenuti religiosi propri dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, restituendo alla città di Venezia un giardino con caratteristiche formali che si rifanno ad una millenaria tradizione.
Clienti: Provincia Veneta dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi
Team: Arch. Giorgio Forti
Collaboratori: Arch. Ilaria Forti, Ing. Marta Cocco, Arch. Marco Vesentini e Arch. Giovanni Zumerle
Anno: 2012 – 2016