Il progetto di restauro del Duomo di Verona ha previsto una serie di interventi che hanno interessato sia l’interno che l’esterno della chiesa, oltre che il Battistero di San Giovanni in Fonte, nella consapevolezza che ogni intervento di conservazione di un bene culturale si trasforma in un messaggio da proiettare nel futuro, che attesta e che fa da termine di paragone alla nostra capacità o incapacità di aver compreso e fatto parte della storia degli uomini, in generale, e delle opere realizzate dagli uomini, in particolare. Il singolo monumento architettonico, come del resto il singolo elemento decorativo, sia esso plastico o pittorico, è stato visto nella contestualità dell’opera architettonica in cui è inserito, dal momento che niente vale da solo.
Tale concetto, che è stato il filo conduttore di tutto il lavoro fin qui ed è stato via via approfondito in base a studi più puntuali e ai costruttivi suggerimenti del dottor Mauro Cova, ha messo in rilievo come l’intervento di restauro non possa che esplicarsi non tanto nelle ormai assodate capacità tecniche e teoriche del restauro, ma piuttosto nella consapevolezza che ogni bene architettonico deve essere visto in una contestualità che comprenda sia le valenze urbanistiche, sia le valenze specifiche degli oggetti per così dire “mobili”.